Make it Adventure 1988 ➡ 2018 ~ Parte 1/3

Premessa

Questo viaggio inizia in realtà nell’agosto 2017 quando, sbarcato a Bari proveniente dall’Albania, qualcuno decide di impossessarsi della mia KTM 990 Adventure. Non ne ho più saputo niente.

Mancavano solo 400 chilometri per arrivare al conto tondo di 100.000: chissà cosa ci sarà scritto su quel tachimetro ora, chissà dov’è quel tachimetro ora… E con lui anche il faro Rade Garage, il paracoppa Ziocello, l’attuatore frizione by Tondo, chissà dove sono le borse, le mie care magliette, i souvenir (per lo più rakia albanese). Chissà…. Sì, chi lo sa me lo dica, grazie. 🙂

Ho preso con filosofia la cosa, ma la moto voleva dire molto per me ed era impensabile starne senza a lungo. Il budget era però forzatamente basso, avevo bisogno di qualcosa di molto economico, con la ruota anteriore da 21 e un minimo di carena. Non amo il “mainstream”, non amo le giapponesi. Amo la moto che riesce ad emozionarmi. Fu così che conobbi la piccola Aprilia.

 

Si parte

Il vero viaggio inizia il 6 agosto 2018, quando mi fermo casualmente in una piazzola di sosta e incontro lui. Da quarantacinque anni gira l’Europa con la stessa moto e in quel momento stava tornando a casa, in Austria, dopo un girovagare lungo due mesi. Cuore leggero, occhi piccoli. Una kefiah, un ombrello e due ruote. Sono solo due le categorie di persone che in viaggio possono portarsi un ombrello senza risultare ridicoli: i turisti e i viaggiatori di lunghissimo corso.

Un incontro casuale che dà inizio ad un viaggio altrettanto casuale. L’idea iniziale era nata già un anno prima ma parlava di mete più lontane, la piccola Aprilia però non mi dava molte garanzie e man mano che si avvicinava l’estate la mia mente volava sempre più basso. Mi rendevo conto che non era la condizione psicologica migliore per iniziare un viaggio, ma sotto sotto ero anche consapevole che spesso la cosa più importante è prendere quella stretta soglia che ti porta pian piano sulla larga via.

Slovenia

La Slovenia è un piccolo paese al centro di diverse culture europee che lì si incontrano: da una parte c’è l’Italia con la quale ha conteso terre fino alla fine della seconda guerra mondiale; a nord l’Austria e a est l’Ungheria, alle quali era unita in un unico impero fino al 1919, e a sud ci sono i Balcani e i paesi dell’ex-Jugoslavia, dai quali si è dichiarata indipendente nel 1991.

Un crocevia di culture dove non mancano piccoli gioielli disseminati qua e là. Bled è uno di questi: il lago, l’isolotto con la chiesa e il castello. In Slovenia in alta stagione sembra che tutto funzioni alla perfezione: è un paese moderno che ha fiutato bene le opportunità che il turismo può portare, il turista é a suo agio, ogni attrattiva costa e il Viaggiatore é facile che soffra. Bled ad agosto è un po’ come Rimini – con le dovute differenze. Basta percorrere qualche minuto di sentiero verso l’imbrunire per rifugiarsi in cima a un punto panoramico, ritrovarsi completamente soli a godere della vista e ricominciare finalmente a respirare.

 

Il secondo giorno in Slovenia doveva già rappresentare l’inizio della TET (Trans Euro Trail), ma come spesso mi accade il secondo giorno di viaggio serve al mio corpo per adattarsi ai nuovi ritmi. Dopo un salto alla gola di Vintgar arrivo con estremo ritardo allo splendido passo di Vršič; disorientato dai sampietrini sui tornanti (perché? 😃) oltre che da un continuo mal di testa, mi riposo per un po’ sotto un albero.

Quando mi riprendo decido di raggiungere la sorgente del famoso fiume Soča – solo 15 minuti di sentiero, dice la guida. Mi ritrovo invece a fare il sentiero più difficile che abbia mai fatto da solo… mezz’ora più altri dieci minuti di ferrata, di quelle che lasciano pochi centimetri di appoggio ai piedi, a volte zero, il sole che sta tramontando e io che non incontro nessuno nel mio stesso senso di marcia. Fortunatamente alla sorgente trovo altre persone con cui condividere almeno il ritorno.

Trans Euro Trail Slovenia

Non andare mai da solo in fuoristrada“. La regola numero uno del motociclismo off-road, per molti.

Lo sento dire da quando a 18 anni scorrazzavo con la mia KTM 400 del ’98. Ho sempre respinto questo pensiero. Questo non vuol dire che fare fuoristrada da solo in un paese straniero non mi faccia paura – “La paura è una cosa saggia, è la mamma del coraggio“, dice Mauro Corona. Ma con la piccola Aprilia quest’anno ero paradossalmente più tranquillo, 70 chili in meno rispetto al mio fu KTM 990 sono cruciali. Sarei partito senza sapere niente della TET Slovenia, se non fosse che un ragazzo di Bologna rimane impantanato nel fango vicino a Postojna il giorno prima della mia partenza. Rimaniamo in contatto, gli prometto di dirigermi verso la sua posizione, ma alla fine dopo 16 ore riesce a uscirne con l’aiuto di alcuni locali. Mancavano solo un paio d’ore per raggiungerlo, ma a quel punto era inutile.

Ne approfitto allora per farmi saggiamente consigliare i punti della traccia da temere di più. Dico saggiamente perché la TET Slovenia ha una particolarità: è tutto sommato abbastanza tranquilla, ma talvolta gli Sloveni si sono divertiti a portare improvvisamente gli avventurieri in qualche sentierino impegnativo, giusto per mettere un po’ di pepe al viaggio, immagino! Quasi tutti i punti difficili sono facilmente aggirabili con varianti sempre in fuoristrada, basta un po’ di testa e capacità di saper leggere la mappa, come sempre.

Per percorrere l’intera traccia slovena ci vogliono circa tre giorni.

I primi due sono un susseguirsi di paesaggi differenti, ogni mezz’ora il paesaggio cambia tanto da avere l’impressione di trovarsi in paesi completamente diversi in pochi chilometri – dalle montagne alpine alla macchia mediterranea passando per un paesaggio campestre lungo campi di grano e fiumi. L’ultimo giorno invece è tutto su strada bianca in mezzo ai boschi, e qui è possibile scaricare a terra la cavalleria della moto in completa libertà. Percorrendo la traccia arrivo al punto in cui il ragazzo bolognese qualche giorno prima si era impantanato, raggiungo il posto a piedi e capisco che io un azzardo del genere in moto da solo non l’avrei mai fatto.

Da quel punto in poi navigo a vista, non ho più i feedback del bolognese riguardo alla continuazione della TET. Ecco che in 15 minuti di traccia mi ritrovo in una discesa di sottobosco su un sentiero molto pendente percorso dalle mountain bike, fortunatamente è asciutto e io sono con la piccola Aprilia… i suoi 148 kg (più bagagli e me) scivolano giù senza scomporre troppo le sospensioni, nonostante la loro ultima revisione con ogni probabilità risalga al 1988, anno in cui sono state prodotte.

 

Uscito dal bosco mi trovo in un parcheggio e vedo un delirio di macchine e persone, tutti mi guardano sbigottiti, sono sporco e sudato fradicio. Mi trovo in uno dei posti più turistici della Slovenia, il castello di Predjama. Con una moto di trent’anni cercavo di fare l’avventuriero nel parcheggio di un castello.

Lubiana

Dopo qualche peripezia, fra caldo, telelaser e temporali, arrivo a Lubiana. L’ostello è orribile ma come sempre, o quasi, dovrò starci da sveglio giusto qualche decina di minuti. La Slovenia come meta adatta un po’ a tutti dà il meglio di sé a Lubiana. Ho trovato una città ordinata e piena di vita, una festa continua fra artisti di strada, bar alla moda e il mercato che alla sera si trasforma in vetrina per lo street food. Viene quasi da chiedersi come sia la città in bassa stagione, ma la tua mente è impegnata a decidere se mangiare italiano (no!), austriaco, ungherese o balcanico.

Il castello può deludere, semplicemente perchè non è un castello ma semplici mura attorno ad un bar-ristorante circondate da un parco sopra una collina – ma io un po’ glielo invidio lo stesso. Il parco dà un senso di pace, mentre in una stanza interna c’è una piccola riserva di vini pregiati, sopra i quali quei mattacchioni degli Sloveni hanno scritto “Ad majorem vini gloriam“. Un forte senso di invidia mi assale di nuovo pensando al quartiere degli artisti Metelkova; ci sono andato di notte e non ho foto, non saprei nemmeno come descriverlo. Sono semplicemente rimasto a bocca aperta.

Non più solo

Dopo una settimana da solo in Slovenia mi sposto verso la Croazia e improvvisamente i ritmi e l’atmosfera cambiano completamente; non sono più solo e l’equilibrio trovato viene messo alla prova.

Parte 2

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