Ma anche NO

Negli ultimi cinque giorni di campagna elettorale mi sono impegnato a scrivere su Facebook un post al giorno che spiegasse le ragioni del NO su diversi punti. È stato tutto abbastanza improvvisato di volta in volta un minuto prima di scrivere; era la prima volta, credo, che mi imponessi di scrivere su un argomento con una certa regolarità. Infatti, penso di aver scritto male (nonostante l’argomento mi appassioni), meglio scrivere quando si è ispirati :).Cartier Replica
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È stato comunque una buona occasione di discussione e un’ottima scusa per raccogliere idee e dati. Buona lettura (attenzione, ne è venuto fuori un malloppone)

Lunedì

Mancano 5 giorni al voto, proverò a scrivere qui alcuni spunti di riflessione riguardo questa benedetta riforma costituzionale. Cercherò di arrivare fino a venerdì – sabato silenzio – con una riflessione alla volta.

Come siamo arrivati a questo punto? Chi ha proposto questa riforma? Chi la vuole così tanto da trasformare la discussione sulla Costituzione in una campagna elettorale? Chi è pronto a spaccare il paese a prezzo della nostra carta costituzionale? Chi si è ridotto ad usare la salute e il portafoglio dei cittadini in cambio del nostro voto?

È stato chi, con lo stessa arroganza nello stile, ha cercato di forzare il nostro Parlamento ad approvare a tutti i costi la riforma che voleva lui. Ha usato canguri, ghigliottine, sostituzione membri della minoranza PD in commissione, sedute fiume notturne, minacce varie di dimissioni ed elezioni anticipate ecc…
Ha manipolato un parlamento; parlamento che già era sfiancato, figlio di un voto popolare tutt’altro che netto nei risultati, già spettatore di un governo dimissionario, traghettato da una maggioranza quantomeno bizzarra e poi indebolito politicamente nella sua autorevolezza e legittimazione dalla sentenza della Corte Costituzionale che conosciamo.
È stato chi, nonostante ciò, nonostante patti segreti con l’opposizione, nonostante una minoranza nel suo partito ormai ridicola, nonostante la sua principale forza di opposizione sia alla sua prima esperienza in parlamento, non è riuscito a far approvare la sua riforma costituzionale e ora chiede a noi di farlo.

È stato chi, secondo i fondamenti della nostra democrazia, non dovrebbe detenere il potere di fare leggi nel nostro Paese.

È stato il Governo.
Ok…è stato Renzi, ma questo post non parlerà di persone, piuttosto di fatti e idee.

Ricordo che mentre il Parlamento è espressione della totalità degli elettori, il Governo ne è espressione della sola maggioranza.
Lo scopo principale del parlamento è la rappresentazione di tutti, maggioranze, ma soprattutto minoranze.

Il Governo no, è frutto della maggioranza e detiene il potere esecutivo, non legislativo.
Vive grazie alla maggioranza del parlamento e il suo compito è attuare le leggi approvate dallo stesso.

In questo periodo è tornata giustamente alla ribalta una frase di Calamandrei scritta nel 1947 in “Come nasce la nuova Costituzione”
“Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti.”

Dice bene Alessio in quel famoso video che spero abbiate visto:
“La costituzione non è a disposizione del Governo e della maggioranza di turno, è un patto che si pone ad un livello superiore; che fonda la nostra comunità politica, che dovrebbe essere sottratto alle contingenze del momento”

Una piccola nota riguardante una dichiarazione di pochi giorni fa; il capo di questo Governo, principale promotore della riforma, Renzi, è riuscito a definire “burocrazia” la nostra Costituzione in aperto contrasto con la Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale una sua riforma.

Veramente vogliamo far cambiare la Costituzione a chi non riesce nemmeno a rispettarla e la considera “burocrazia”?

La verità è che ad ogni dichiarazione di incostituzionalità che la Corte sentenzia, ad ogni Governo dimissionario, ad ogni votazione disastrosa del Presidente della Repubblica, ad ogni voto di fiducia, ad ogni canguro o ghigliottina che sia, chi si deve veramente vergognare è la classe politica stessa, è la nostra attuale classe dirigente.
La colpa non è da cercare nelle istituzioni, nelle sue leggi, nella Costituzione, la colpa è da cercare in chi ha avuto la fiducia dei cittadini negli ultimi 10anni e ha, per lo più, fallito.

Martedì

A volte si è sentito dire che il “no” non sarebbe costruttivo, che non vuole far ripartire il paese, che non ci sono proposte, che è formato da “accozzaglia” ecc…
La tattica, gravissima, è sempre quella di dividere il paese e polarizzare l’opinione pubblica (strategia tipica di una destra che deve definire per forza un nemico facile da sconfiggere).

Si è anche sentito dire spesso che forse non sarà la migliore Riforma che si possa fare, ma che è sempre meglio di niente.

In realtà qui la discussione non è tanto su chi sta dalla parte del “no” e nemmeno su che proposte ha in mente.
La discussione qui parte da una proposta di riforma, il proponente ha la responsabilità di fare del suo meglio per costruire una proposta credibile e convincere il resto del Paese di questo.

L’idea che ci dovremo accontentare di una proposta mediocre è folle, nessuno ha obbligato la maggioranza a fare questa precisa riforma, non si era obbligati a fare probabilmente la più grande riforma costituzionale mai vista in italia, non c’erano motivi stringenti per modificare tutti questi punti.
Non è credibile sostenere che pur di cambiare così tanti e importanti articoli, si debba chiudere un occhio sulla loro qualità. Parliamo della Costituzione che ci ha tirato fuori dal fascismo e accompagnato per 70anni, non di un decreto legge qualsiasi.

Veniamo al primo contenuto, sennò non la smetto più 🙂

Il bicameralismo perfetto; secondo le ragioni del “si” sarebbe un elemento “bloccante” per il paese. Basta dare un’occhiata ai numeri per capire che non vero.
Il problema dell’Italia non è la mancanza di leggi, anzi, se ne producono troppe, è la loro qualità il problema. Il ping-pong avviene raramente, i dati di Openpolis dicono che nell’ultima legislatura solo 5 leggi su 252 hanno dovuto fare 4 passaggi parlamentari, 43 leggi ne hanno fatti 3, le restanti solo i classici 2 passaggi.
Ricordiamoci che spesso abbiamo ringraziato il Senato per aver corretto alcuni errori riconosciuti su leggi approvate dalla Camera. È innegabile poi che la vera determinante è la volontà politica, presente o meno, a condizionare la vita di un legge in parlamento.
Come detto nella puntata precedente, la politica qui cerca di scappare dalle sue responsabilità.

Alcune proposte alternative al bicameralismo perfetto esistono e possono essere discusse, ma questa, con questo Senato, è molto pericolosa.

Se ne è parlato tanto, riassumo velocemente; ci ritroveremo con un Senato non eletto dai cittadini direttamente, ma solo indirettamente, saranno i consiglieri regionali a decidere chi, fra di loro e fra i sindaci, andrà al Senato.

Fino ad oggi non ci era dato sapere la visione politica dietro questa scelta, nessun esponente del “si” riusciva a spiegarla. (come tanti altri punti)
La novità fresca di giornata è stata applicare una nuova tattica, negare direttamente questa scelta; per la prima volta Renzi ha dichiarato apertamente che i senatori saranno eletti, ipotizzando la modalità di elezione. È incredibile come possa impunemente mentire, sapendo di farlo.
Nella riforma è scritto precisamente che saranno i Consiglieri Regionali a eleggere i Senatori!

Perchè? È evidente, si riesce così a creare un ulteriore campo di gioco dove la politica avrà libertà di manovra; mentre i cittadini perderanno la possibilità di partecipare a questa importante fase decisionale; è stata fatta la stessa cosa con le province, trasformandole in città metropolitane con amministratori non eletti, ma nominati.

Il Senato sarà in balia delle elezioni regionali, le quali non coincidono con quelle politiche e soprattutto non ne esprimono la stessa maggioranza.
Avremo un Senato che continuerà a cambiare composizione, con una maggioranza probabilmente diversa da quella della Camera e sempre vincolata dal doppio lavoro dei loro componenti.

Ma perchè preoccuparsi tanto se Il Senato si riduce e non interverrà più su molte questioni parlamentari?
Perchè il Senato perde, si, alcune funzioni, ma tiene quelle più importanti, come legiferare su questioni costituzionali, leggi elettorali, trattati internazionali, UE ecc… Modificare la Costituzione dopo il “si” sarà ancora più difficile, con buona pace di chi usa questo spauracchio contro il “no”.
Il Senato poi manterrà la possibilità, a sua discrezione, di ridiscutere ciascuna singola legge, anche ordinaria, discussa alla camera.

Non è quindi un bicameralismo perfetto sulla carta, ma potrebbe di fatto esserlo a discrezione degli stessi senatori.
Nel frattempo però il Senato sarà stato svuotato dall’autorevolezza che ha oggi, perchè sarà ridotto e nominato, non più eletto. Si consegna il futuro del paese ad un mostro.

Mercoledì

Con la, nuova, riforma del titolo V avremo un ri-accentramento del potere.
Si va a mettere mano a quella riforma costituzionale del 2001 ampiamente criticata su più fronti, perchè scritta male.

Le critiche maggiori riguardano la mancanza di indicazioni più precise sul ripartimento dei poteri stato-regioni e sulla mancanza di un principio di responsabilità

La direzione da far prendere ad un eventuale contro-riforma però è tutta da vedere.

Renzi e questa maggioranza hanno ritenuto necessario un completo rovesciamento. Non bastava colmare le lacune, ormai chiarissime, ma hanno voluto cambiarne del tutto l’impianto, cancellandone il cuore federalista.

Anche qua la visione politica di ciò manca, o meglio non ci viene spiegata. Non solo non era mai stata accennata in campagna elettorale, ma nei dibattiti è difficilissimo riuscire a sviscerare bene il problema. Mentre con gli slogan sono molto bravi.

Lo Stato e la Regione non saranno più obbligate a dialogare, concorrentemente, sulle questioni legislative; ora infatti lo Stato è competente nel formulare i principi fondamentali della materia, mentre alla Regione compete la normativa di dettaglio, con la riforma avranno le loro competenze ben distinte e scritte.

Ma cosa succede se le questioni si mescolano? Una singola legge o provvedimento di alcun tipo può toccare diversi punti. Non solo, nella stessa riforma alcune competenze sono comunque divise, ma non chiaramente, come quella della Sanità. (lo Stato è competente solo in ordine alle “disposizioni generali e comuni”)

Da quello che ci è dato sapere l’unica modalità di mediazione è a carico dello Stato, vale a dire che non è prevista mediazione.
Il parlamento, su proposta del governo, sarà l’unico che potrà avvalersi della “clausola di supremazia” secondo la quale lo Stato potrà avvalersi della facoltà di scavalcare qualunque decisione della regione, anche su materie di competenza non statale.

Questo non è solo invertire la riforma federalista, è proprio un accentramento del potere, con scarse garanzie per i territori.

Ma non solo, il Governo non potrà limitarsi a proporre la clausola di supremazia al parlamento, ma sarà l’unico organo che può decidere se questo è legittimo o meno. Tradotto, nessun ricorso alla Corte Costituzionale sarà possibile.

È notizia della settimana scorsa che la riforma Madia è stata dichiarata incostituzionale proprio in tema di rapporto con le regioni, il nostro Governo e Parlamento hanno fatto una legge sbagliata e solo il potere giuridico ha avuto facoltà di sottolinearne l’incostituzionalità.

Con la nuova riforma contrappesi del genere vengono cancellati.

Giovedì

Le modalità dell’elezione del Presidente della Repubblica andavano riviste? Forse si, forse no.

Il relativo stallo avuto nella penultima elezione del Presidente della Repubblica era di natura regolamentare/istituzionale o politica? Ovviamente politica.

Il sistema non viene stravolto, ma viene inserito un dettaglio, di nuovo, pericoloso; dal 7 scrutinio basteranno i tre quinti dei votanti.
Il conto non viene fatto sui componenti del parlamento, ma solo su chi va effettivamente al voto.

Offrendo così il fianco a possibili nuovi scenari ancora inesplorati di tattica politica più o meno democratica.

Facendo i conti, questa nuova regolamentazione potrebbe in linea teorica permettere (dando per scontato l’italicum) al primo partito di maggioranza di votarsi da solo il presidente della Repubblica. Basterebbe che il numero dei votanti sia pari al numero minimo legale (che poi si basa sui presenti, ma qualcuno potrebbe anche non votare).

Sia chiaro, non dico che capiterà per forza, ma è possibile. Per non parlare della possibilità che sia il.presidente della camera stesso a sospendere alcuni parlamentari pur di raggiungere il suo scopo.

Ancora una volta, in nome della velocità, si scaricano le responsabilità politiche e si mettono in costituzione norme pericolose.

“Le Costituzioni dovrebbero evitare le trappole, non configurarne di bizzarre” | Tomaso Montanari

Venerdì

La proposta di riforma costituzionale prevede che le leggi di iniziativa popolare debbano essere discusse entro un “tempo ragionevole”. Mentre dal 1979 il 53% delle leggi di iniziative popolare sono state discusse e solo l’1.15% (3) sono state approvate (dati openpolis).

Peccato che il problema di ciò non sia la Costituzione, di nuovo qui la si tira in ballo, anche se la responsabilità è della politica e dei regolamenti interni delle camere.

In Senato c’è già una norma che obbliga la discussione di una legge di iniziativa popolare, ma non viene mai applicata. Alla Camera basterebbe fare un’altra e trovare il modo che vengano rispettate entrambe.

Quindi con questa riforma cambierebbe poco o niente, ma nel frattempo si alza il limite minimo di firme da raccogliere per proporre una legge popolare, da 50mila a 150mila.
Insomma si rende ancora più difficile l’accesso a questa possibilità da parte dei cittadini.

Si parla da tempo di abbassare il quorum per il referendum abrogativo, istituto che già conosciamo. Questa riforma lo abbassa, ma solo se si raccolgono 800mila firme invece che le classiche 500mila.

Insomma solo i soggetti forti e strutturati potranno permettersi di avere un referendum con un quorum più basso (la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni), altrimenti devi continuare a sperare che il potere di turno non faccia troppa ingerenza a favore dell’astensione.

L’idea non era sbagliata, ma anche qui la si è pasticciata tanto da renderla pericolosa.

Il CNEL? Che dire, tutti lo vogliono abolire, bene, faccio solo notare che una Repubblica fondata sul Lavoro abolisce il suo organo istituzionale in materia del lavoro solo perchè non lo conosce o non è riuscito a farlo funzionare.

Buon voto!

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