Racconti di Viaggio #Sardegna

Ero in una stanza tonda, sotto le coperte. La porta a vetri e la finestra erano oscurate con delle tendine, poco più grandi di due fazzoletti, sottili uguali.
Aprendo la porta si usciva direttamente all’aperto.

La luce del viottolo era accesa ed entrava tenue dopo aver incontrato qualche pianta creando un’ombra proiettata sulle mura della camera.

Non c’era il riscaldamento, era gennaio, ma non faceva troppo freddo, il letto era matrimoniale, ma ero solo. Ne usavo metà perché il resto era gelido, era fatto come i letti di una volta, lenzuola leggere e 3 o 4 coperte una sopra l’altra che pesano sul tuo corpo.

Ad un certo punto inizia a tirare un vento abbastanza forte, le ombre delle piante si muovevano, tanto che quasi ti chiedevi se erano sempre le piante a fare quell’ombra o se c’era qualcos’altro.

Iniziano i rumori, qualcosa che viene sbattuto dal vento. Anche i cani in lontananza si fanno sentire.

Cerchi di calmarti, il proprietario di casa ha detto che non serve la chiave, non c’è pericolo; aveva in mano un bicchiere di cannonau quando l’ha detto, ma mi sembrava convinto. Non solo il suo “pinnettu” non si può chiudere a chiave, ma nemmeno la casa di fianco si può, qui funziona così.

La casa comunque non è abitata, viene usata per i lavori di campagna, non sai con precisione a quanto dista la prima anima viva. Sei arrivato che era già buio.

Sogni una canzone, “e se vai all’Hotel supramonte…”

La notte passa lenta, la luce artificiale della lampadina nel viottolo viene pian piano vinta da quella dell’alba.

Ti svegli con una parola che ti ronza in testa…”supramonte”
Guardi la mappa ed è li, di fianco a te, la catena montuosa del Supramonte.
Bellissime montagne a pochi chilometri dal mare e a pochi chilometri da Nuoro.

Posto prediletto dall’Anonima sequestri sarda

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