su l’Italia

Volevo buttare giù qualche riga prima delle elezioni per contribuire anche io a questa campagna elettorale. Non ci sono riuscito più per limiti temporali che altro, ma, visti i risultati, quello che avevo abbozzato può tornare utile.

Nel panorama politico italiano esistono pochissimi partiti non personalistici, pochissimi partiti senza nome del leader nel suo simbolo, pochissimi partiti veramente democratici al loro interno, pochissimi partiti identificabili con una storia, una cultura e degli ideali (pur giustamente rimanendo con le loro differenze interne), esistono pochissimi partiti di cui si saprà il futuro dopo che l’attuale e rispettivo leader si defilerà.

Ora si dice che il PD abbia sopravvalutato la fine del leaderismo, può essere un dato di fatto, ma credo che questa volontà di lasciarsi alle spalle l’idea del partito che vive attorno al suo leader sia essa stessa una proposta programmatica. Bersani (unico candidato premier scelto democraticamente) l’ha detto più volte, I partiti personali sono cancro della democrazia. Il problema degli ultimi venti anni in Italia non è stato Berlusconi, ma il berlusconismo.

Impensabile in una democrazia sana che grandi partiti dipendano da umori e processi di un 70enne frustrato o che movimenti di protesta vivano attorno ad un comico milionario e ad un’azienda di pubblicità (cit).

In Italia invece tutto ciò è la normalità; la tattica vincente per convincere gli italiani sembra essere quella della figura di riferimento, della figura del leader carismatico e forte, dell’uomo che si è fatto da solo e che è pronto per risolverci i problemi o che è pronto a sovvertire un attuale sistema malato. Non importa il suo percorso, la sua identità, l’importante è che sia la manifestazione dell’uomo di potere che arriva e ci toglie le castagne dal fuoco.

Ecco che meccanismi come le primarie o le preferenze alle urne interessano poco.

La logica che c’è dietro al voler cercare per forza l’uomo capace e autoritario, di avere bisogno di un leader, può non sembrare così un problema. D’altronde lo stesso sistema democratico prevede che ci sia un candidato premier e un capo di Governo.

Andrebbe però ricercato nel profondo perchè in Italia sembra ce ne sia questo disperato bisogno e perchè le modalità con cui questo leader viene scelto non sono importanti, ne importante è il background della persona e nemmeno se in questo modo si sacrifica un po’ di democrazia.

Badate che questo sembra essere un problema del tutto italiano e spontaneamente mi viene da pensare che abbia radici molto profonde, che partono almeno dagli anni ’20 del secolo scorso.

Io ho un sospetto, nulla, però, di scientificamente provato.

In Italia c’è la paura di dover decidere, e prima ancora di dover pensare, c’è la paura che qualcosa possa dipendere da te, c’è il desiderio di potersi occupare solo degli affari propri; tutto questo crea un’ottima predisposizione a cercare disperatamente qualcuno a cui affidare il compito di proteggere il nostro Paese…cosa fa nel resto del tempo poco importa.

Non sono convinto che questa tendenza appartenga ad una precisa classe sociale, definirne una per forza mi sembra un’operazione di “etichettatura” eccessiva; in un quest’ottimo articolo (fatto da appunti sparsi)  però si identifica questo problema nella piccola borghesia che sarebbe (in parte mia interpretazione) facilmente indottrinata a odiare il povero, il diverso, il pigro, il disagiato, l’incapace. Il meccanismo può essere quello di cercare di elevare a “giusto” chi è apparentemente riuscito a uscire dalla diseguaglianza sociale e reputare automaticamente inferiori gli altri. L’imprenditore di successo riuscirà a fare imprenditori di successo tutti gli italiani che vogliano diventarlo, gli altri sono solo “dei poveri comunisti“.

C’è invece un altro meccanismo, a cui stiamo assistendo ora, che punta a offrire una visione molto semplicistica dell’attuale crisi e di problemi vari; pone l’accento su “sono tutti uguali” non importa se di destra o di sinistra, usa termini come “noi” e “loro” considera il popolo come sempre elevato a “giusto” semplicemente perchè innocente e non responsabile; indica delle idee come giuste perchè tecnicamente giuste e basta. In questo modo il nemico è di facile identificazione, così come il programma, ma questo offre il fianco a contraddizioni enormi. Come il riempirsi la bocca di “uno vale uno“, democrazia diretta ecc… e poi dire “via tutti“, oppure come far convivere nel proprio programma posizioni liberali e difesa dei beni comuni. In questo modo si capisce chiaramente perchè viene propagandata la democrazia diretta (popolo innocente), ma in realtà le decisioni vengono prese da uno (c’è un disegno da rispettare).

Bansky, London 2006

Entrambi i meccanismi sono farciti da xenofobia (in senso lato), repulsione per il contraddittorio e qualunquismo/populismo, ma soprattutto dalla presenza del leader forte, senza il quale non farebbero presa.

Effettivamente come potrebbe esistere contraddittorio (e quindi democrazia) se il popolo è uno solo senza differenze e classi e se le idee non sono opinioni di destra o di sinistra, ma sono idee tecnicamente giuste e basta? Non potrebbero; e si fa prima a credere a queste panzanate e  a un uomo che sa come risolvere i problemi, piuttosto che farsi questa domanda.

Nell’articolo linkato sopra dei Wu Ming Fu si dice che questo modo di pensare la società e le idee in senso monolitico, neutro e non frutto di un punto di vista, ma solo oggettivamente giusto, è tipico delle destre e, aggiungo io, va controcorrente al contraddittorio e alla discussione, se la cosa interessa invito a leggerli.

Immagino l’abbiate già capito, non credo siano solo gli elettori di Berlusconi a essere colpevoli di essere rimasti folgorati da un leader carismatico e inadatto, ma anche gli elettori di Grillo.

Famosi sono ormai i parallelismi (123) fra i suoi discorsi e quelli di Hitler e Mussolini. Berlusconi, invece, Mussolini l’aveva già sdoganato.

Provo a muovermi con i piedi di piombo, ma credo che anche in Renzi e nei renziani si possano vedere cose del genere; basti pensare a quanti suoi sostenitori (lui stesso in primis) si lamentino delle primarie chiuse (ma cosa voti, il partito o la persona? Il potere legislativo chi ce l’ha? Il parlamento o il capo di governo?) e agli esempi di chi dichiaratamente l’ha sostenuto alle primarie e poi alle elezioni ha sostenuto Monti (vedasi Ichino e altri).

Tutto questo conferma una cosa, la politica che vince è soprattutto marketing e il marketing è il flagello del nuovo millennio 🙂 . Prima nel peggiore dei casi il potere veniva preso con la forza, ora con la forza della persuasione spicciola.

Su questo recentemente ho letto molto e ho scritto quello che mi è venuto spontaneo scrivere che non vuole essere una raccolta di tutto quello che penso, perchè da dire ce ne sarebbe molto. Ecco gli articoli che mi hanno ispirato (compresi quelli già linkati) e di cui consiglio la lettura.

Fasci di Movimento

Tracce di M5S nell’urina degli schizofrenici

Beppe Grillo è il nuovo Berlusconi

Movimento 5 Stelle, il buio nel programma di Grillo

Manifesto caprone

5 BUONE RAGIONI PER NON VOTARE GRILLO

Arrendetevi

Sulla fragilità dell’onestà (dedicato ai troppi amici che voteranno M5S)

Grillo, grappa e olio di ricino

Consigli per riconoscere la destra sotto qualunque maschera

Il Movimento 5 stelle ha difeso il sistema

Perché «tifiamo rivolta» nel Movimento 5 Stelle

Intervista a Wu Ming: «Grillo cresce sulle macerie dei movimenti»

httpv://www.youtube.com/watch?v=9ejUCpnLEZg

Una risposta a “su l’Italia”

  1. Mi piace quello che hai detto sia perchè è frutto di riflessione, sia perchè mi pare molto sensato e corretto. Mi piacerebbe intravvedere una speranza per il futuro

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